Il lupo oltre la siepe

Estremismi di politica e di gentilezza


Non ho familiarità con i fucili, ma da queste parti tutti li amano.

Un giorno mi è successo di trovarmi poco prima di un passo alpino, mentre stava per arrivare una fortissima tempesta, in compagnia della mia fidanzata che sarebbe tornata in Italia due giorni dopo.

Abbiamo incontrato un uomo - consapevole e tranquillo dietro a quei fulmini – che caricava il suo camion di fieno per portarlo a casa di suo padre, sulla costa del mare.

Eravamo nel distretto di Of, in Turchia, e il mio impulso adaiutarlo ci ha fatto guadagnare un buon passaggio.

Murat (nome di fantasia) era affabile, selvaggio e molto colto. Gli mancava qualche dente, e dovevano avergli sfigurato il volto tempo prima. Ma non è questa la storia.

Ci portò da sua madre, in una casa immersa tra gli arcobaleni - dopo la tempesta - per poi proseguire verso l’alta montagna ed arrivare fino a dove avevamo deciso di piantare la tenda: la calda costa del mar Nero orientale, teatro di un sub-clima tropicale che ci avrebbe consentito di non patire il freddo.

La vecchia strada scavata dai russi nel 1916 ha inghiottito suo nonno qualche anno prima, durante la stessa operazione di trasporto del fieno che stiamo effettuando. Lui ci scherza, lo ringrazia.. beve un sorso di vodka e procede.

Ce n’è abbastanza per incuriosirmi: accompagno la mia ragazza a Trebisonda e due giorni dopo sono di nuovo da lui.

Mi accoglie come se fosse il re della malavita locale: Of è un rinomato postaccio, e chi ha il volto sfigurato si sente a suo agio. Cominciamo un tour delle bische clandestine locali, dove mi tocca vederlo perdere fior di quattrini e in un climax di ubriachezza e senso di onnipotenza, finiamo in un appartamento con porta blindata. Solo un’anziana e molte bellissime signorine,
a servire soltanto ad un tavolo. Verde, rotondo, con molte barbe e molte banconote attorno.

Murat sembra aver assunto un’altra consapevolezza di sé; mi presenta come ospite, fa gli affari che deve fare, poi mi accompagna a comprare del pesce ché l’italiano deve far vedere come si cucina.

Siamo a casa del vecchio padre: un uomo magro e fiero cui ho sentito proferire 3 parole soltanto. Vivono in una sublime catapecchia sulla collina, immersi tra il fieno e le piante di the. E altre piante ben più alte e odorose, nel periodo in cui io li ho visitati.

Gli amici di Murat sono strambi, e arrivano uno ad uno, tutti rapidissimi sui loro catorci. L’ultimo ad arrivare è un mullah, Tarih, impegnato in una pubblica dissertazione fino a pochi minuti prima.

Tarih si scaglia nel prosieguo del suo discorso alla folla, colmo di invettive contro le università occidentali e l’ ”European way of life”. Non posso certo dissentire, ma vai a spiegare a quella gente che il mio essere europeo non fa certo di me un europeo fiero!

Siamo sul balcone, affacciati sulla valle coltivata a the, vediamo le onde del mare ma non riusciamo a sentirle. Quando Murat esce con una pistola e comincia a sparare in alto in direzione della città. Scoppia una grande risata, lui mi mette in mano il ferro e mi dice:” Sei italiano, davvero hai paura?”.

Mi balena in mente un’immagine: eh certo! Io sono italiano,so benissimo che differenza c’è tra un valdostano e un pugliese, eppure il turco per me è un turco. Lui è nella stessa situazione: come sempre, come ovunque, gli individui conoscono benissimo le proprie particolarità. 80 milioni di turchi sono estremamente diversi tra loro, ma l’italiano è un italiano! Non fai parte anche tu di qualche clan mafioso?

Poco tempo per pensare: prendo la glock e sparo nel verde. Neanche il tempo di poggiarla che sentiamo spari e urla diffuse provenire da tutte le colline circostanti, nel tripudio dei vicini soddisfatti che qualcuno avesse rotto il silenzio della serata.

Quella pistola rimarrà casualmente e drammaticamente appoggiata sul tavolino con la bocca nella mia direzione e un colpo nel caricatore, a portata di mano del proprietario per tutta la sera. Tarih, maestro di galateo e gentilezza, passerà la serata ricordandomi le sciagure che la
civiltà cui dico di appartenere ha procurato al genere umano.

Sono finito nella tana di un branco di Lupi Grigi.

Ma ho scoperto che annusano bene prima di sbranare.