La Carovana dei lenti - introduzione

Introduzione

Che gli Stati Uniti siano in crisi qui non lo pensa nessuno. Anzi, anche nei piccoli centri proliferano i negozietti dove effettuare l’iscrizione alla lotteria della carta verde. E pazienza se vincono solo i ricchi, magari anziane signore di Dushanbe che non ci pensano neanche ad andare a vivere in America. Intanto potrebbero se volessero, e questo è il primo argomento di discussione con uno straniero sul bus. Indubbio motivo di vanto.

Non mancano uzbeki - da una decina d’anni aperti al mondo e un po’ più ricchi dei vicini - che volano in Messico per unirsi ai flussi migratori diretti a nord, sicuri che a guadagnare in dollari tutto andrà meglio.

In queste terre frazionate da rivalità etniche, lingue e valute diverse, dittature personali che non esitano a farsi la guerra, nessuno ha mai conosciuto le paure del mare. Qualsiasi direzione è percorribile, qualunque veicolo è auspicabile, ogni incontro è opportuno.

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Di veicoli prodotti in loco non se ne vedono dai tempi dell’Unione Sovietica; in compenso, adesso arriva il meglio del peggio dell’usato europeo e giapponese, convertito a metano e dotato di finestrini scuri.

Convertito a metano soltanto se in Uzbekistan, perchè non è bene approvvigionare i vicini di tanto strategico propellente e anzi, dotarne un alleato geograficamente distante - come la Cina o la Turchia - aiuterà gli stessi vicini a scendere a più miti consigli.

Così le comunicazioni si centellinano, le frontiere diventano trincee e gli obiettivi strategici appena oltre, plausibili obiettivi.

Chi sapeva che Tajikistan e Kirghizistan si sono fatti la guerra nel 2022? Io non avevo coscienza di quanta distruzione avesse arrecato quest’evento, almeno non prima di attraversare un villaggio distrutto a colpi di mortaio, in un’ampia valle verde piena di alberi da frutto e mandrie che si abbeverano nel lago Kayrakkum.

Elementi architettonici in piedi al settembre 2023: un’imponente stele con dipinta la bandiera del Kirghizistan e una grossa tubatura per prelevare risorse idriche.

L’argomento del contenzioso è delicato in Tajikistan, meno in Kirghizistan. Comunque entrambi rivendicano la vittoria.

La sensazione di confusione è voluta, propedeutica.

Facciamo un po’ d’ordine:

é l’11 settembre, ma io volo in direzione opposta: Torino-Almaty via Istanbul, 7 ore via cielo. 81 giorni via terra.

L’itinerario scelto ha l’intenzione di annusare progressi pratici e risvolti antropologici sul progetto infrastrutturale più ambizioso del nostro tempo: la Belt and Road Initiative, esercizio attraverso il quale Pechino ha intenzione di consolidare la propria ascesa ai vertici del sistema politico globale. E come questo progetto fallirebbe se non si articolasse per vie diverse, altrettanto lo scritto che state per leggere non raggiungerebbe alcun obiettivo se cercasse di andare dritto al punto.

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La geopolitica ha un volto più umano di quel che siamo abituati a leggere; anzi, ha proprio il volto degli umani coinvolti dagli eventi, per lo più disinteressati alle scelte dei lontani politici che un giorno hanno deciso che la vita nel loro villaggio dovesse cambiare per sempre.

È facile immaginare come le idee e le azioni collettive possano decretare il successo o il fallimento dei grandi piani concepiti a tavolino, ma non sembra esserci alcuna strada per conoscere le opinioni di coloro che non ne avrebbero volute avere, e che invece se ne trovano costretti. Desidero vedere, interpellare, ragionare sulle opinioni delle mille persone incontrate durante questo viaggio. Vi presenterò, dunque, l’estratto di questi tre mesi passati sulla strada. Non riconosco alcuna fede politica, alcun sentimento di astio o simpatia nei confronti degli attori di cui parlerò. Però, mi sento figlio e interprete della cultura italiana in cui sono cresciuto e non posso fare a meno di guardare con questi occhi il Mondo che vi sto per raccontare.

Proprio questi occhi suggeriscono di partire dall’elemento umano, raccontando gli incontri, l’aria che si respira e le impressioni provate tra gente tanto diversa da me.

Pazienti dunque il lettore interessato a leggere delle Grandi Potenze: di Russia, Cina e tutti gli altri saranno piene le ultime pagine.

Le prime, invece, cercheranno di accompagnarvi in viaggio: se questo non vi sembra utile allo scopo, consolatevi: perlomeno vedrete dei posti meravigliosi.

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